Tessuti e filati da materiali riciclati come ricavare tessuti per la moda dai residui di scarti di lavorazioni agricole tra innovazione e tradizioni antiche.
Pensare di ricavare dei tessuti da frutta o piante qualche anno fa sarebbe stato utopistico e invece la ricerca e l’intraprendenza di alcuni bravi imprenditori ha fatto sì che questo diventasse una realtà interessante da molti punti di vista soprattutto in chiave ecologica. Proprio il nostro paese che nella moda vede uno dei suoi simboli positivi è all’avanguardia in questo nuovo ramo della moda ecosostenibile e cruelty free. I alcuni casi si tratta di arti antiche, spesso provenienti dall’Asia, riviste in chiave moderna. Tanti di questi biomateriali sono ricavati dagli scarti delle lavorazioni agricole che specialmente nelle regioni del sud Italia è fonte di enormi problemi per lo smaltimento. Si tratta di materiali 100% eco-friendly che portano a pieno compimento il ciclo vitale dei prodotti agricoli dandogli nuova e vita. Andiamo a vedere alcuni di questi filati per la moda e alcuni esempi di chi li produce.
Tessuti di banano un’arte antica dei paesi asiatici
Risalente all’ottocento la coltivazione del banano per la produzione di fibre tessile vede nel paese del sol levante uno dei maggiori produttori. Le foglie e i germogli vengono di volta in volta tagliati e bolliti in una soluzione di soda caustica in modo da permettere una maggiore facilità di lavorazione. Il risultato sono tessuti di grande morbidezza e pregio con cui vengono ricavati i Kimono e le altre vesti e accessori cerimoniali della tradizione nipponica. Ma è in tutta l’Asia, dal Nepal all’India, passando per le Filippine che è presente da diversi anni con tecniche anche molto differenti che si intrecciano con le tradizioni locali ma che spesso rivivono in chiave moderna ed ecofriendly. In questi casi il tessuto viene ricavato dal tronco tagliato dopo la raccolta delle banane che invece di essere buttato viene lavorato per ottenerne l’ammorbidimento per poi ricavarne la fibra.
Dagli scarti della foglie di Ananas il tessuto naturale di Piña
Si tratta di una fibra simile alla seta con varie caratteristiche: lucida e sottile, soffice e biodegradabile. Viene in genere utilizzata per la realizzazione di abiti da sera o per occasioni particolari ma anche per tendaggi e divisori o paralumi. Il materiale deriva dagli scarti della lavorazione dell’ananas, ovvero le foglie. che sono abbondanti di cellulosa e lignina. Altro discorso è la fibra ricavata dalle bucce di banane vere e proprie, conosciuta già dal nel medioevo in Asia, il risultato è un tessuto morbido e leggero ma con buona resistenza e una elevata capacità di assorbimento dell’umidità.
Tessuti da materiali riciclati: una fibra ricavata dagli aranci e dagli agrumi 100% Made in Sicily
Un materiale eco-friendly ed innovativo quello ideato da Orange Fiber un’azienda che ha ideato un tessuto innovativo ricavato dagli scarti della lavorazione degli arance che in Sicilia trova la sua materia prima in abbondanza ed aiuta i produttori nella difficile e costosa fase dello smaltimento, dando nuova vita a un materiale che in alternativa deve essere distrutto. In gergo il residuo della lavorazione degli agrumi si chiama pastazzo da cui viene tratta la cellulosa. Il risultato è un prodotto morbido e lucente adatto alla produzione sia di accessori per la moda che di abbigliamento.
La fibra di bambù un tessuto da materiale riciclato adatto per l’igiene
Le caratteristiche che rendono unico questo tessuto sono racchiuse in un agente igienico e antibatterico chiamato ‘Bamboo Kun’ resistente alle lavorazioni e quindi presente inalterato nel tessuto, adatto per la creazione di accessori da bagno contrastando la proliferazione di batteri e di cattivi odori. Il bambù cresce in fretta e non richiede molta acqua, grazie a enzimi naturali è possibile frantumarlo in modo da passare alla fase di raffinazione della fibra da cui si ricava successivamente il tessuto. Questo tipo di lavorazione risulta però costosa e spesso i produttori preferiscono agenti chimici, bisogna quindi prestare attenzione e leggere le etichette non è detto che questo tipo di lavorazione sia così eco-friendly.
Tessuti da materiali riciclati dai fondi di caffè nasce il progetto S.Caffè
Il caffè è uno delle bevande più utilizzate al mondo, gli scarti spesso vengono buttati o nella migliore delle ipotesi usati come fertilizzanti per le piante e i giardini. A pensare ad un utilizzo alternativo ci hanno pensato un gruppo di ricercatori Taiwanesi di Signtex guidati da Jason Chen danno vita nel 2009 a S.Caffè un filato dalla ottime caratteristiche deodoranti ricavato dagli scarti del caffè. I residui del caffè vengono uniti al poliestere riciclato diventando un materiale tessile pronto per la lavorazione con qualità simili ai tessuti sintetici ovvero veloce da asciugare e capace di assorbire gli odori e isolare. L’utilizzo ideale di questi filati è infatti quello per gli indumenti e accessori sportivi.