Permacultura, tanti ne hanno sentito parlare e ne sono rimasti incuriositi di questa teoria di pratiche agricole, che in realtà non si ferma solo a questo settore ma è onnicomprensiva di ogni aspetto della vita umana. Per chi è al ricerca di un modo di vivere la vita più sano ed etico, sia a livello pratico che mentale, ha trovato in questo insieme di approcci che adotta soluzioni partendo dall’osservazione degli ecosistemi naturali un modo di poter affrontare le sfide e la vita quotidiana stessa in maniera più armonica possibile, in modo da essere quanto più possibile in pace con se stessi e gli altri. Ma quel è il giusto approccio alla permacultura? Naturalmania è andata ad intervistare la biologa molecolare, Saviana Parodi Delfino, tra i fondatori nel 2006, dell’Accademia italiana di permaculura, di cui è diventata un appassionata divulgatrice, progettista e praticante, dopo averla scoperta in Australia negli anni 90′. Dal 1995 definisce e realizza progetti di permacultura in Italia e all’estero, essendo convinta che questa teoria abbraccia non solo il settore agricolo, ma tutti gli aspetti della vita umana, partecipa alla progettazione e alla realizzazione di abitazioni ecosostenibili ed è attiva nella gestione virtuosa delle risorse energetiche. Emblematico della sua attività è il libro ‘Manuale di permacultura integrale’, (Terranuova Edizioni – 2019). Ma andiamo ora a sentire dalle parole (in fondo abbiamo la versione audio) di Saviana Parodi, qual è il giusto approccio che bisogna tenere per praticare nella nostra vita la permaculura.
Parliamo della permacultura ad una persona incuriosita dall’argomento?
Con questo termine intendiamo un metodo di progettazione dei nostri spazi interni (la psiche) che esterni (casa, movimenti, viaggi) qualsiasi attività dell’essere umano. I principi sono quelli dell’ecosistema e cerca di imitare il più possibile i sistemi complessi, quei sistemi che sono molto di più dell’insieme dei suoi elementi e che hanno sempre delle caratteristiche emergenti. Il sistema complessi sono autorganizzanti si progetta dentro e fuori, ma imitando qualcosa che per noi ha sempre avuto valore da migliaia di anni, cioè la ripetitività della vita. Oltre ai principi dell’ecologia, della chimica e della fisica, in più diversamente dai sistemi complessi ci sono due temi in più: uno è quello etico, nel senso che si cerca di fare tutto questo considerando il pianeta come un sistema vivente e quindi proteggendo o facendo attenzione a tutti gli esseri umani e non solo a te stessi, in più c’è la particolarità di creare abbondanza e condividere ciò che si può condividere. In più c’è la finanza etica, nel senso che bisogna utilizzare il denaro essendo consapevoli che dietro l’oggetto che noi andiamo a comprare non vi sia dietro sfruttamento, malattie, inquinamento in altri luoghi che per noi non possiamo vedere, quindi stare molto attenti a cosa si compra e come viene prodotto. Questa più o meno è la permacultura che comunque si basa su teorie antiche, si usa da sempre perché gli esseri umani hanno da sempre dovuto adattarsi a degli ambienti e quindi molte delle techiche e delle strategie della permacultura vengono da popoli antichi. Così hanno fatto i due che hanno dato vita e dato un nome a questo tipo di progettazione, cioè Bill Mollison e David Holmgren, due naturalisti e loro hanno guardato molto alle popolazioni, come gli aborigeni australiani, ma non solo anche diverse popolazioni asiatiche, ed hanno visto che questi popoli, antichi ma tutt’ora esistenti, con un’economia di sussistenza riuscivano ad ottenere le stesse cose che noi riusciamo a produrre con inquinamento e sprechi.
Cosa le teorie di Mollison e Holmgren hanno dato di nuovo a stili di vita che, come tu stessa hai detto, esistono da millenni in diverse popolazioni?
Loro gli hanno dato un nome a qualcosa che è sempre esistita, infatti potremmo anche non chiamarla permacultura. Io ho imparato molto di più dagli andini e dagli aborigeni australiani che non nei testi di permacultura. Perché in Australia e perché loro. Siamo in un continente molto antico e l’agricoltura si è dovuta piegare in ginocchio ad un terreno senza humus che può resiste a solo 10/15 anni di agricoltura convenzionale. Da noi è meno evidente perché dal punto di vista geologico è un paese molto più giovane e la terra resta fertile anche se la ari e la distruggi. In Australia non avendo humus, sono bastati pochi anni e poche tecniche di agricoltura intensiva per rendere (dati degli anni 90′) il 40% delle terre salate e quindi inutilizzabili. Una cosa curiosa dell’Australia è che si sono evoluti sono animali con le zampe e non con gli zoccoli, quando questi ultimi sono stati importati dagli inglesi hanno fatto dei disastri con il compattamento e l’asfissia del suolo.
Ora parliamo ad una persona che si vuole avvicinare alla permacultura. Quali sono i primi passi che dovrebbe compiere?
La permacultura non si occupa solamente di agricoltura, è un primo aspetto da chiarire. Si occupa di relazioni sociali, di abitazioni, di economia del dono e di tante altre cose. La prima cosa è osservare la propria vita, osservare se stessi se si è soddisfatti, se la propria azione va causare problemi ad altri esseri in altri luoghi e sentirsi se uno è sano, sano nel senso psiche e corpo. Il giusto approccio alla permacultura varia da persona a persona e anche dall’età e dove una persona vive, però quello che può accumunare tutti è l’osservazione della propria vita per vedere se i bisogni principali, cioè il respiro, il nutrimento, il rifugio, le relazioni vengono soddisfatte pienamente. Molti per esempio si dimenticano di respirare. Capire se questi bisogni vengono soddisfatti pienamente senza disturbare troppo ambienti e esseri diversi, questo il primo passo. Nella pratica:
‘ vivi un appartamento in città, cominci ad occuparti dell’acqua che stai usando. Ti informi da dove viene, come viene trattata poi inizi a trovare delle sorgenti dopo di che ti allarghi. Un elemento fondamentale deve essere eretto da più origini, è assurdo affidarsi solamente sull’acqua dell’acquedotto, se poi questo si guasta saremo senza un elemento essenziale e non sappiamo se abbiamo vicino una sorgente’.
Uno comincia a prendere le reali informazioni della sua vita: come io mi comporto e di che cosa ho bisogno. Tipo il cibo, comincia a capire da dove proviene il cibo e come, è tutto che lo paghi o in alcuni casi lo puoi scambiare altre cose che magari tu produci o vai in campagna ad aiutare qualcuno e portarti una cassetta di verdura a casa. Lentamente staccarsi dalla dipendenza ed essere più indipendenti ma soprattutto senza disturbare altri ambienti. Se uno va sempre al supermercato, nonostante anche in questi ambienti trovi prodotti equosolidali, ma non puoi sempre stare attento a tutte le catene alimentari e da dove arriva il cibo, quindi una soluzione è produrselo o aiutare altre persone che coltivano, stabilendo delle relazioni di fiducia e amicizia. Essere più attenti ai bisogni primari e non lasciarli ad altri.
La permacultura abbraccia anche il settore dell’edilizia? Facci degli esempi virtuosi su cui intervenire…
Anche per quanto riguarda la casa, per esempio, ci sono dei metodi per rendere bioclimatica una casa senza bisogno di aria condizionata e ventilatori. Il cemento è un pessimo materiale con cui costruire abitazioni: primo per l’acustica, poi per la tossicità, per l’umidità può dare problemi di funghi, di muffe e non respira, mantenendo fredde le case in inverno e calde d’estate. Quindi se hai un appartamento in cemento puoi iniziare a fare degli intonaci a terra, ad esempio fatti di terra con paglia ti isola perfettamente, ma se tu fai solamente terra questa assorbe il caldo in eccesso e poi te lo ridà nella stagione fredda, anche l’acustica è molto meglio, una stanza solo cemento ti stride all’orecchio mentre se tu la intonachi con paglia e terra e poi la rimbianchi con calce a questo punto hai un effetto estetico simile ma il rumore è molto più assorbito. Ci sono molte maniera di stare più sani nelle nostre abitazioni senza il bisogno di spendere un enormità di soldi.
Nella tua vita hai viaggiato tanto e dividi la tua esperienza tra diversi paesi del mondo. Ci descrivi alcuni esempi lungimiranti di alcuni popoli che hai osservato?
Si io ho imparato molto osservando altre popolazioni, come per esempio gli andini sin da 25 anni fa ho iniziato ad andare in sudamerica, anche con mia figlia che aveva otto mesi, io mia figlia l’ho educata da me senza mandarla a scusa. Andavo a fare la volontaria ad insegnare a selezionale le piante da seme, raccogliere semi e stavo a contatto con popolazioni completamente diverse e lì imparato tantissimo. Una delle cose fondamentali che ho imparato è come trattare cuccioli umani e quindi come trattare mia figlia. Mi sono resa conto come fosse molto più sano non dargli attenzioni ma semplicemente tu ti alzi la mattina e ti occupi dei bisogni primari: cibo, nutrienti e quello che sia e il cucciolo automaticamente guarda quello che guardi tu e ti imiterà e farà le cose che fai tu. Mia figlia non ha mai fatto un compleanno, almeno fino a che non era molto grande e neanche regali, per lei i giochi erano le cose che trovava in giro. Una cosa che ho notato di mia figlia crescendo è che non si è mai ammalata pur essendo stata in mezzo a situazioni diverse, ha vissuto in 16 paesi ed è stata a contatto con tante realtà diverse. Vuol dire che non ha mai vissuto sotto tensione e la psiche è rilassata.
Come pensi che la permacultura possa contribuire alle attuali sfide globali?
L’uomo è presente in questo pineta da circa 200 mila anni e non è cambiato niente, ci sono sempre stati i cambiamenti climatici e ci sono sempre state le guerre. Non è un problema che cambi il clima, piantiamola di concentrarsi su problematiche che non possiamo risolvere. Invece, il problema delle guerre che pur, secondo me, anch’esso irrisolvibile, ma è l’unico che a me interessa, ma la violenza tra noi umani c’è proprio dove tu hai avuto l’amore, ovvero nelle case e negli ambienti domestici e lo sappiamo bene. Tutte queste problematiche fanno capire come è difficile gestire i rapporti interpersonali, quanto è difficile conoscersi e relazionarsi, ma se il singolo individuo fa un percorso corretto e riesci a realizzarsi totalmente o anche in parte, tu hai fatto una cosa non solo per tutta l’umanità ma anche per gli altri esseri. Le guerre purtroppo sono sempre esistite da più di 6000 anni. Gli esseri umani sono gli unici che si ammazzano tra di senza motivo apparente, gli altri animali non ammazzano per cattiveria, ma per cibo o difesa.
Torniamo alla nostra Italia. I prodotti agricoli del belpaese sono spesso vanto e fiori all’occhiello della nostra economia, ma se andiamo a guardare meglio scopriamo che, ahimè, nei prodotti agricoli vengo in gran parte usati pesticidi e gli allevamenti sono per lo più intensivi con le problematiche che si portano dietro…
Ma anche schiavismo aggiungerei io. Io conosco tanti subsahariani che lavorano per poco e con zero diritti, quindi non solo chimica, ma anche a livello sociale è un disastro. Il singolo può scegliere, smetta di andare al supermercato e si reci dall’agricoltore con cui instaurare un rapporto di fiducia. E’ il singolo che se moltiplicato con tanti singoli alla fine fa la differenza. Se una persona si comporterà sempre meglio darà dei frutti sia a se stesso che sarà di esempio per gli altri. Siamo noi che mandiamo avanti il mercato e che mandiamo avanti le industrie, se tanti singoli cominciano a cambiare verrà influenzato anche il mercato. Una cosa che può fare il singolo è crearsi una fermentazioni di verdure lattofermentate prende delle verdure di scarto del mercato che spesso te le tirano dietro e in una settimana di fermentazione con del sale producano Omega 3, Omega 6, tutte le sostanze di sintesi vengono scisse e metabolizzate ed hai un cibo altamente sano e nutritivo. Vi faccio l’esempio del Garum, un cibo fermentato che andava tanti sia tra i greci che i romani: prendi le sardine o le acciughe fresche intere, le tagli e le metti con il 16 % di sale belle schiacciate e lasciate al caldo. Dopo 3/6 mesi ha un liquido, lo passi ed hai la colatura di alici con cui puoi salare, visto che usare il sale a tavola è dannoso e costa pochissimo. Questo è uno dei tanti metodi per fermentare.
Tra le persone che incontri noti curiosità rispetto agli argomenti di cui stiamo trattando?
Si moltissima, faccio un sacco di corsi ed a volte anche all’estero. In Italia c’è tanto interesse, a volte un po’ di moda altre no. Nelle ultime settimane ho tenuto un corso ed erano tutti entusiasti. Non possiamo far altro che migliorare nella vita, ogni giorno. Cercando di evitare quello e fare quest’altro. Io amo le relazioni con il singolo. A livello economico i miei argomenti sono poco appetibili, la permacultura è composta da un insieme di azioni che sono difficili da praticare, mentre spesso a livello istituzionale c’è bisogno di un giro di soldi che dimostrino quello che stai facendo. La permacultura è sostenibile per un produttore che voglia seguirla, ma appunto per essere sostenibile devi cambiare lentamente. Un’azienda ha bisogno di diversi anni per convertirsi completamente, come per esempio produttore agricolo che passa al biologico, non certificato, come io consiglio, perché la certificazione costa e non è che serva a molto l’importante è che faccia prodotti bio e che poi se li auto-certifichi. Quello che è essenziale in un azienda che segue la permacultura è la gestione delle acque. Quindi l’acqua che arriva al campo puntiamo a mantenerla, l’azienda deve essere parte integrante del bacino idrografico e le acque devono mantenersi all’interno il più al lungo possibile che vanno a unirsi ai microrganismi del suolo per ottenere i minerali.
Ultima domanda è personale: parlaci di come ti sei formata, di alcuni tuoi aneddoti del passato, presente e progetti futuri…
Io nasco biologa molecolare, ho un phd preso sa Washington su genetica, ho lavorato su virus, dna. Lascio l’Università per occuparmi di agricoltura, l’altra cosa che ho faccio da quando ho vent’anni restauravo ed ora costruisco appartamenti a Roma, con materiali naturali come grassello, calce idraulica, legno, pietre, quindi faccio stufe. Io mi sento più una manovale e una biologa, mi piace parlare della vita e cerco sempre di studiarla e mettere a frutto la mia esperienza facendo formazione. . Poi ho un terreno, raccolgo le olive, faccio sidro, naturalmente con i principi di cui abbiamo parlato.
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