Qual è l’impatto sull’ambiente di viaggiare in aereo? La risposta non è facile, dipende da tanti fattori (tratta, modello) quel che è certo è che tutti gli studi convergono sul fatto che un aereo di linea inquina come circa 600 auto Euro 0.
Se poi volessimo fare una stima per singolo passeggero, mediamente, possiamo dire che vengono emessi circa 285 grammi di CO2 per ogni passeggero (con una media di 88 persone a bordo) per km. Sotto questo punto di vista l’aereo è il mezzo di trasporto più inquinante.
Se poi prendiamo i jet privati bè, sicuramente sono mezzi di trasporto inquinanti e poco etici, mediamente causano emissioni di gas serra 10 volte superiori a quelle di un volo per passeggero per chilometro.
Natural Mania sostiene stili di vita lenti, il nostro invito è sempre quello di privilegiare sempre i mezzi di trasporto più sostenibili.
Qual è l’impatto ambientale dei viaggi in aereo?
A livello globale, il viaggio aereo è meno popolare di quanto si possa credere anche prima della terribile pandemia da Covid che sta limitando
fortemente le nostre vite: nel 2017 solo il 3% della popolazione mondiale è salito su un aereo, e non più del 18% aveva mai volato una volta in vita sua.L’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (Icao), con sede in Canada e fondata nel 1947 con l’obiettivo di promuovere la navigazione aerea, stima il numero totale di viaggiatori aerei nel 2016 a 3,7 miliardi, dati in crescita fino al 2019, oggi il settore sta subendo una grossa crisi e ci sono anche dubbi sul “ritorno alla normalità” ed è naturale che sentiamo vicinanza ai lavoratori dell’intero comporta aereo, premessa doverosa.
Quanto inquina un aereo? Oltre il biossido di carbonio
Molti calcoli mettono il contributo dell’aviazione alle emissioni globali di biossido di carbonio a solo il due per cento, una cifra che l’industria stessa di solito accetta.
Ma attenzione, altre emissioni vengono prodotte dagli aerei ed hanno ulteriori effetti sul riscaldamento globale: anche l’ossido di azoto, il vapore acqueo, il particolato, le scie di condensazione e i cambiamenti dei cirri contribuiscono al riscaldamento del clima.
Tuttavia, anche accettando una quota del 2% delle emissioni globali causate da appena il 3% della popolazione che vola nel 2017, un gruppo relativamente piccolo sarebbe responsabile di una quota sproporzionatamente grande delle emissioni di gas serra.
La solita contraddizione pre-pandemia che ci portiamo avanti anche in periodo Covid, non siamo tutti sulla stessa barca.
Elemento che recentemente ha provocato durante la cop26 un grande dibattito, resta il fatto che una porzione limitata di umanità inquina molto di più.
Qualche anno fa, il gruppo ambientalista Germanwatch ha calcolato che una sola persona che vola tra la Germania e i Caraibi, andata e ritorno, produce circa quattro tonnellate metriche di CO2 – lo stesso volume di emissioni nocive di 80 abitanti medi della Tanzania in un anno intero.
A livello di trasporto individuale, non c’è nessun’altra attività umana che emette così tanto inquinamento in così poco tempo, senza dubbio volare è il mezzo di trasporto più inquinante ed energivoro.
Insomma nella nostra impronta ambientale personale: anche un ambientalista convinto, vegano, che riscalda la sua casa con l’energia solare e va al lavoro in bicicletta, non è più particolarmente ecologico se continua a viaggiare anche occasionalmente in aereo.
Le nuove tecnologie non risolvono tutti i problemi dell’inquinamento degli aerei di linea
Man mano che cresce la consapevolezza che l’impronta ecologica individuale e collettiva deve essere ridotta per evitare la catastrofe climatica, cresce anche la pressione sui vari settori dell’economia per trovare soluzioni ecologicamente pulite.
L’aviazione ha preso i suoi impegni: nell’ottobre 2016, in un accordo delle Nazioni Unite, 191 paesi si sono impegnati a ridurre le emissioni di CO2 dell’aviazione globale, in due fasi: nell’anno 2035, ai livelli del 2020; e nel 2050 ai livelli del 2005.
L’industria degli aerei di linea (ma non solo, tanto ci sarebbe da dire su come “si spostano le merci”) sta perseguendo quattro approcci per raggiungere questi obiettivi: compensazione delle emissioni di CO2 a breve termine; sviluppo continuo di aerei più efficienti; maggiori investimenti in combustibili sostenibili, come i biocarburanti; e migliore efficienza delle rotte.
La chiave è che l’industria dia priorità agli investimenti nel settore e che i governi si impegnino, come hanno fatto con la mobilità elettrica, nel settore automobilistico, a maggior ragione oggi, sperando che presto la pandemia sia definitivamente sconfitta!
C’è anche da riflettere sul concetto di “qualità” ovvero il turismo di massa non sempre è una buona cosa.
Greenpeace più volte ha dichiarato che i combustibili fossili dovrebbero essere più costosi per essere disincentivati ma il tema della così detta “transizione ecologica” è complesso e rischia di vedere penalizzate le fasce più deboli della popolazione anche in occidente.
E quindi? Come evitiamo questo “stallo messicano”?
Il consumismo è la causa principale dell’inquinamento, anche degli aerei
La domanda è semplice, al netto di questo orribile periodo che ha ridotto la nostra mobilità:
Abbiamo davvero bisogno di volare così tanto?
La quantità dei nostri voli è indotta anche da un certo stile di vita?
Possiamo privilegiare la qualità alla quantità anche quando andiamo in vacanza?
Non mettiamo in dubbio il piacere di una vacanza, di un viaggio, dell’incontro con altre culture per tutte e tutti. Ma non c’è dubbio che l’inquinamento aereo sia una fonte nociva di emissioni e che sia uno dei mezzi più inquinanti al momento.
Non solo non possiamo pensare che solo una minoranza abbia il diritto di volare ed inquinare a piacimento.
Pensiamo che si tratti di scelte individuali ma soprattutto sociali e che l’investimento nel migliorare l’efficienza ambientale degli aerei siano fondamentali.
Dobbiamo procedere verso un modo più collettivo e solidale di vivere su questo pianeta non c’è alternativa.
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