Fare l’orto è una passione per molti: mangiare verdure coltivate in proprio è certo una grandissima soddisfazione. Se un tempo si coltivava per sussistenza oggi sempre più persone lo fanno invece come attività ricreativa: certamente nella frenetica società moderna lavorare la terra e stare all’aria aperta per qualche ora rappresenta una preziosa valvola di sfogo allo stress.
Una motivazione importante e troppo spesso dimenticata è anche il valore ecologico dell’azione di coltivare, è proprio quello che approfondiremo in questo articolo, visto che è importante generare consapevolezza.
Come fare un orto davvero ecologico
La premessa ovvia è che se vogliamo che l’orto sia ecologico bisogna coltivare con metodo biologico, senza l’uso di pesticidi, fitofarmaci e altri prodotti tossici di origine sintetica.
Matteo Cereda, autore di Orto Da Coltivare ed esperto proprio di orto bio, ci racconta l’approccio ecologico all’orto: “Bisogna ambire ad andare oltre all’agricoltura biologica, così come la troviamo certificata dalle normative è meglio di quella convenzionale ma non è comunque sufficiente. Alcuni rimedi, seppur “naturali” e consentiti dal regolamento del bio infatti possono avere ricadute inquinanti. Ne sono esempio il rame, un metallo pesante che si accumula nel suolo, oppure il piretro, insetticida di origine naturale che comunque uccide anche le api”.
Una coltivazione davvero ecosostenibile si basa sull’imitazione della natura: si tratta di prendersi cura del suolo e dell’ambiente, inteso come ecosistema.
La microscopica vita presente nel terreno e fatta di microrganismi utili, ad esempio le micorrize, è un’incredibile risorsa per la salute delle piante. La biodiversità, ovvero la presenza di numerose specie animali e vegetali, tutela l’equilibrio ed evita molti problemi senza bisogno di effettuare trattamenti. Se siamo in grado di creare un ambiente sano potremmo ridurre l’impiego di fitofarmaci, fino a farci bastare preparati naturali quali i macerati vegetali.”
Il valore educativo di coltivare
Coltivare l’orto è anche un’attività fortemente educativa. Non a caso viene spesso proposta negli istituti scolastici come strumento
formativo per i bambini e persino in veste terapeutica per persone con problemi psichici.Non dobbiamo pensare però che l’agricoltura abbia da insegnare soltanto ai bimbi o a persone che attraversano momenti difficili o stati di salute precari. Nell’orto si riscopre un rapporto con la natura, si torna alla terra assaporarne i frutti, si vive concretamente l’importanza dell’acqua come elemento basilare.
In poche parole si vive un’ecologia concreta, per questo l’orto può rivelarsi un’esperienza importante per chiunque.
Orto ed ecologia: aspetti pratici
Proviamo a ragionare anche su quali sono gli aspetti pratici di tutela dell’ambiente che comporta un orto. Sono molti infatti gli elementi concreti che determinano un vantaggio ecologico.
Chilometro zero e filiera di vendita
Il primo aspetto positivo di un autoproduzione orticola è senza dubbio il chilometro zero: se la verdura viene prodotta sul posto in cui si consuma certamente si risparmia il costo ambientale del trasporto. Ovvero lo spreco in termini di energia e gas di scarico che comporta spostare gli ortaggi per raggiungere il consumatore. Oggi purtroppo la gran parte delle merci si muove su gomma, il più inquinante dei mezzi di trasporto. Sugli scaffali dei supermercati vediamo ogni giorno le contraddizioni di una filiera malata, definita solo dal profitto: arance spagnole, kiwi neozelandesi, pomodori polacchi, zucchine olandesi fanno bella mostra.
La verdura poi viene spesso imballata, con gran consumo di plastica. Sempre al supermercato possiamo osservare quante vaschette di polistirolo e buste di plastica sono presenti nel reparto ortofrutta.
Un’agricoltura più sostenibile
L’agricoltura moderna di tipo industrializzato non è certo ecologica: spesso si impiegano pesticidi, fitofarmaci, concimi sintetici che finiscono nelle falde acquifere, diserbanti. Si arriva all’assurdo nel distruggere foreste per ricavare campi di grande estensione.
La produzione di un piccolo orto gestito in modo naturale non presenta nessuno di questi impatti negativi. Preserva anzi spazi verdi nei pressi delle abitazioni, il coltivatore diventa custode di un pezzo di terra non cementificato.
Inoltre non dimentichiamo l’uso di macchinari alimentati a petrolio, ben documentato e analizzato da Vandana Shiva nel suo libro “Soil not Oil”. Bisogna tenere in considerazione infatti anche l’inquinamento generato da trattori ed altri mezzi agricoli meccanizzati, che invece un piccolo orto non impiega. Alla peggio si utilizzerà una piccola motozappa, ma in molti casi ce la caviamo con una semplice vanga.
L’orto contro il cambiamento climatico
Con il Friday for Future e le tante iniziative proposte in giro per il mondo il problema del surriscaldamento globale sta, giustamente, vivendo un momento di grande visibilità mediatica.
Mentre stiamo ad aspettare che le istituzioni considerino la reale portata del problema e agiscano di conseguenza è doveroso cominciare a fare qualcosa in prima persona, orientandosi su uno stile di vita più ecocompatibile.
Pensare di combattere il cambiamento climatico coltivando ortaggi potrebbe sembrare un’esagerazione, ma non dobbiamo dimenticare che un vero cambiamento presuppone tante piccole azioni quotidiane. La coltivazione sostenibile di un piccolo pezzo di terra può essere una di queste.
Non a caso il celebre climatologo Luca Mercalli, da sempre impegnato nella divulgazione di tematiche ecologiche, ha dedicato un libro intero alla coltivazione dell’orto. Il suo testo si intitola “Il mio orto tra cielo e terra”, ed è significativo soprattutto il sottotitolo: “appunti di meteorologia e ecologia per salvare clima e cavoli.
Non ci sono scuse quindi: prendiamo la vanga e cominciamo con pochi metri quadri di appezzamento. Possiamo fare qualcosa di buono per l’ambiente, scoprendo quanto è appagante veder crescere le nostre piante arrivando al raccolto, a partire dal seme.