L’hotel Scoglio Bianco è una struttura nata e cresciuta a gestione familiare che ha sposato la sostenibilità ambientale per guardare al futuro.
L’Isola d’Elba è la principale isola dell’Arcipelago Toscano, ha nel bel mare e nelle bellezze naturali in genere la sua forza attrattiva principale che la rende una meta ever green del turismo balneare e non italiano e straniero. L’elemento antropico è stato costantemente presente sin dalla preistoria e si è sempre unito in maniera armoniosa con la natura seguendone in maniera costante le sorti e i cambiamenti. Nel corso dei secoli l’uomo ha sfruttato i ricchi giacimenti ferrosi del versante orientale e le rocce granitiche del massiccio del Monte Capanne, ne ha coltivato i terreni ricavandone del buon vino bianco, degli eccellenti passiti e il rinomato Aleatico. Negli anni 60 con lo sviluppo del turismo tante persone cominciarono ad abbandonare i campi dedicandosi alla nuova economia, in parallelo si avviavano a lenta ma inesorabile chiusura le millenarie miniere di ferro. Furono tante all’epoca le famiglie che con occhio lungimirante intuirono le possibilità che dava il turismo aprendo alberghi e pensioni a conduzione familiare che accoglievano i visitatori facendoli sentire a casa e trasmettendogli tradizioni e valori di una terra antica e generosa.
Uno di questi alberghi è l’Hotel Scoglio Bianco (una volta Pensione) aperto negli anni 60 dalla famiglia Sardi in località Viticcio, a una decina di chilometri dal capoluogo Portoferraio, e che prende il nome dal colore dalla struttura ‘bianca’ e dal fatto che si affaccia direttamente sul mare adagiato sopra uno scoglio appunto, con sullo sfondo Capo Sant’Andrea, la Corsica e il blu infinito del mare. Un luogo di riposo e ristoro adatto per i romantici di ogni età e per gli amanti dei tramonti mozzafiato, magari con un buon bicchiere vino bianco ed in dolce compagnia.
Natural Mania Magazine è andata ad intervistare Walter Tripicchio, nipote dei fondatori, che da un decennio ha preso in mano le sorti dello Scoglio Bianco trasformandolo in un eco-albergo conservando il meglio del passato ma con lo sguardo al futuro.
Raccontaci cosa sono gli eco-alberghi e quali caratteristiche devono rispettare?
“Gli eco-alberghi all’isola d’Elba sono le aziende di ospitalità turistica (attualmente una ventina circa) che hanno aderito ad un protocollo stilato in accordo con Legambiente Turismo, Associazione Albergatori e Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che prevede il rispetto di determinati parametri che vanno dal risparmio energetico e idrico, alla raccolta differenziata, all’utilizzo di lampade a basso consumo, alla produzione energia elettrica con il fotovoltaico il solare termico e che promuovano il territorio dal punto di vita delle attività legate alla natura e alla cultura. Importante è il fatto che nell’enogastronomia utilizziamo ingredienti a chilometro 0 e ricette della tradizione elbana. Inoltre siamo chiamati a promuovere il trasporto pubblico e alternativo dando all’ospite tutte le informazioni necessarie e la possibilità di servirsi di biciclette a pedalata assistita. Infine quest’anno abbiamo aderito al progetto Enel X che prevede il montaggio entro la fine di giugno di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica di 11 kw e di una colonnina per ricaricare i veicoli elettrici. Dare vita ad un eco-albergo potrebbe sembrare un lungo e noioso rispetto di parametri e regole, ma se viene fatto con passione diventa una sfida avvincente”.
Passiamo ora ad un altro tema caldo, la lotta alla plastica monouso a che punto siete?
“Nel 2020 si dovrebbe arrivare all’abolizione della plastica usa e getta, quest’anno è di transizione e serve a noi ad organizzarci e alle ditte per smaltire eventuali scorte di magazzino. Mentre per quanto riguarda i piatti e le cannucce siamo a conoscenza di validi sostituti, ed è quindi una questione più che altro organizzativa, il maggior problema che si pone è quello di trovare delle alternative alle bottigliette di plastica, sia per quanto riguarda il materiale che per l’acqua vera e propria non essendo potabile quella che esce dal rubinetto. Su questo punto va trovata una soluzione, la migliore sarebbe quella di creare delle fontanelle di acqua potabile. Coerenti con questa ottica abbiamo aderito al progetto Refil Elba che punta a promuovere l’utilizzo sull’isola di borracce e la realizzazione di fontanelle con lo scopo di ridurre la plastica usa e getta e promuovere un turismo responsabile. Attualmente non si tratta di un obbligo di legge ma di un obbligo morale per tutti gli operatori e i turisti che hanno a cuore il mare e la salute di chi lo vive e lo abita”.
Pensi che turismo e ambiente posso andare d’accordo? Ci sono dei meccanismi premianti per chi sceglie di pernottare in un ecoalbergo…
“L’Elba viene percepita come un luogo dove vivere l’ambiente in prima persona, non siamo Rimini per capirci, siamo diversi con le nostre peculiarità che ci rendono un luogo unico ad una sola ora di traghetto da quello che chiamiamo ‘continente‘. A differenza del passato nessuno tra i miei colleghi albergatori è apertamente contrario alla preservazione dell’ambiente, però sicuramente i 21 hotel che hanno deciso di diventare eco-alberghi partono avvantaggiate in quanto hanno dimostrato per primi di avere a cuore le tematiche ambientali. Il turismo ambientale è in crescita ma bisogna stabilire una volta per tutte che i temi del riciclo e del risparmio energetico non sono delle mode ma delle necessità del presente. I nostri ospiti li premiamo volentieri per la loro scelta: da metà giugno a metà settembre diamo la possibilità di fare escursioni di trekking, kayak e snorkeling in maniera gratuita”.
Il cappello introduttivo dell’articolo parla di alberghi a gestione familiare di cui lo Scoglio Bianco è un esempio. Pensi che quest’aspetto si coniughi bene con il concetto di sostenibilità ambientale?
“Assolutamente si, a parte alcune eccezioni il settore alberghiero elbano è sempre stato costituito da strutture medio piccole a conduzione familiari come la nostra. Tutto questo ha costituito e costituisce una valore aggiunto al turismo, in quanto l’ospite non si sente un mero numero all’interno di un albergo ma viene accolto e seguito in maniera informale, gli vengono raccontate storie ed aneddoti del posto, ricevono consigli su cosa visitare e su cosa mangiare. Il tutto in una dimensione umana che in un turismo massificato e sfuggente è difficile trovare e che un determinato tipo di ospite sa apprezzare e comprendere”.
In conclusione parlaci di un’iniziativa che hai piacere di segnalarci…
“Sicuramente è interessante quella denominata ‘Giardino diffuso‘ si tratta di un progetto di etnobotanica degli ecoalberghi elbani, con la consulenza del professor Agostino Stefani della scuola Sant’Anna di Pisa, e il patrocinio del PNAT che prevede l’adozione e il recupero di piante autoctone appartenenti alla tradizione agricola elbana che l’abbandono dei campi avvenuto nel secondo dopo guerra ha portato a non coltivare più ed a dimenticare, tanto che in molti casi gli unici esemplari rimasti sono stati trovati crescere spontaneamente nei terreni incolti. Ogni albergo aderente ha ‘adottato’ una o più piante da far rivivere presso gli spazi verdi comuni, noi abbiamo preso la ‘mela Molinari‘ e ‘Il fico popone’. Questo progetto del Giardino diffuso è stato inserito tra le 45 azioni concrete che il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha inviato a Bruxelles per ottenere la certificazione della Carta Europea del Turismo sostenibile“.
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