L’acronimo inglese Environmental, Social and Governance indica un sistema di rating delle imprese. La sua peculiarità è che non prende in considerazione parametri finanziari ma etici, ovvero quanto è il peso ambientale e sociale che questa azienda produce. L’intento è introdurre un nuovo paradigma, che di fatto va confutare alcune tesi che vedono la sostenibilità come un ‘costo’ e non come un’opportunità di crescita. La cosiddetta green economy punta a unire crescita, sostenibilità ed economia circolare, un mix che fa bene a tutti, alle imprese che vedono crescere i loro profitti e all’ambiente si giova di questi comportamenti virtuosi. I criteri Esg puntano anche a smascherare il greenwashing di tante imprese, in apparenza impegnate nella difesa dell’ambiente ma che in realtà hanno messo su tutta una serie di specchietti per le allodole che è giusto portare alla luce dell’opinione pubblica, che in maniera ingenua spesso crede a tali cambiamenti. I criteri interdipendenti per misurare i parametri Esg sono essenzialmente tre: economia, ambiente e società.
Con i criteri ESG gli indicatori economici si sommano a quelli sociali ed ambientali in un tutt’uno che poi confluiscono nel rating. Un nuovo modo di vedere l’impresa che prende forma e fa una fotografia della stessa con paradigmi al passo con i tempi e eticamente accettabili.
Parametri etici e ambientali
Ma quali sono i criteri di sostenibilità di impresa?
- sociale ed etico: ambiente di lavoro dignitoso, paga equa, attenzione alle dinamiche aziendali e familiari dei dipendenti;
- ambientale: ridurre le emissioni di gas serra, utilizzo energie rinnovabili, riciclo dei materiali di scarto;
- economico: creare un’economia sostenibile, principi di competitività etica e sostegno alle produzioni locali;
I criteri ESG sono conformi ad una visione economica del futuro, in base alla quale i parametri per misurare un’azienda non devono essere legati puramente alla redditività e alla produttività, ma devono venire associati a termini ambientali e sociali. Questa visione è volta a prevedere e prevenire i rischi d’impresa avendo i criteri ambientali un minore rapporto di rischio se rapportati al rendimento e alle performance. Tali criteri sono stati definiti per la prima volta nel 2005 all’interno del meeting internazionale denominato ‘Who cares win’ un incontro pioniere di esperti del settore che hanno provato a ripensare i classici parametri economici legandoli in maniera forte con la protezione dell’ambiente e l’etica del lavoro. Tale discussione è cresciuta a livello intergovernativo e si è arrivati all’accordo per i 17 obbiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030, a cui hanno aderito la stragrande maggioranza dei paesi membri dell’Onu.
Andiamo ora a capire come vengono dati questi punteggi (rating) e quali sono i criteri contenuti nello stesso acronimo:
E: environment ovvero sviluppo ambientale:
- Emissioni Co2 e cambiamento climatico
- Crescita della popolazione
- Biodiversità
- Sicurezza alimentare
S: social
- Diritti umani
- Condizioni standard di lavoro
- Biodiversità
- Sicurezza alimentare
G: governance
- qualità e diversità dei consigli di amministrazione
- governance di buon livello
- Remunerazione del comitato esecutivo e degli azionisti
- Diritti degli azionisti
Ad assegnare il punteggio (score e rating) ESG sono agenzie di rating specializzate nella raccolta e nell’analisi di dati sugli aspetti di sostenibilità dell’attività delle imprese.