Sharing economy in Italia a che punto siamo?
Il successo del’economia condivisa o collaborativa, ovvero della Sharing Economy, in Italia e in tutto l’occidente è un dato di fatto significativo e inconfutabile.
Ma andiamo a cercare di capire cosa significa Sharing Economy e le ragioni di questo importante balzo in avanti di un fenomeno spesso green ed eco-sostenibile, ma talvolta con alcuni aspetti controversi ed ancora contraddittori.
Cosa significa sharing economy?
Sharing economy in italiano può essere tradotto con “economia collaborativa” ed indica, genericamente parlando, tutti quei servizi che vengono erogati in maniera orizzontale, non più (o non soltanto) in maniera verticale da un’azienda verso il consumatore finale ma un sistema in cui la community assume un ruolo importante nella distribuzione dei servizi.
Le caratteristiche principali della sharing economy in Italia
Condividere, scambiare beni e servizi, sembra utopistico pensare che nell’era del consumismo globale questo tipo di economia muova un giro d’affari che solo nel nostro paese si aggira attorno (dati oramai del 2015) ai 3,5 miliardi di euro. La crisi ci ha messo sicuramente lo zampino, ma ha fatto la sua parte anche una certa maturazione di una sensibilità ambientale e di un ‘ritrovarsi per condividere’ che solo qualche anno fa quando si pensava che tutto era alla portata di tutti era impensabile.
5 cose da sapere sulla sharing economy (video):
Piattaforme “dal basso” e tecnologiche una caratteristica alla base della sharing economy in Italia
Le persone possono incontrarsi grazie a piattaforme “cloud” e “web oriented” dove i servizi o i beni vengono scambiati in maniera orizzontale.
Le piattaforme (siti internet ed App) funzionano come “moderne piazze e mercati virtuali” in cui le persone (non necessariamente aziende) possono scambiare e condividere beni e servizi tra di loro (per questo “sharing economy”. Senza internet e la possibilità di incontrarsi a prescindere dalle distanze geografiche, la sharing economy sicuramente non sarebbe possibile o quantomeno non così diffusa.
Sharing economy e piattaforme digitali (video):
Comunità virtuali allargate ed ampie dove si condividono le esperienze
Obiettivo delle piattaforme di sharing economy è quello di creare una comunità in cui gli aspetti legati alle recensioni sul servizio assumono un ruolo molto importante e centrale.
La sharing economy in Italia: Marta Mainieri at TEDxIED (Video):
Convenienza e risparmio
Un aspetto centrale della sharing economy anche in Italia riguarda la possibilità di risparmiare condividendo tra più persone beni e servizi.
Vediamo precisamente quali sono i più importanti attori di questa economia della condivisione in Italia.
I servizi di sharing economy maggiormente diffusi in Italia
Trasporti condivisi: i primi servizi di sharing economy
Bla Bla Car : nato in Francia nel 2006 con l’idea di far entrare in contatto viaggiatori con auto con viaggiatori alla ricerca di un passaggio. Approdato in Italia nel 2012, per un periodo di tempo il servizio è stato gratuito e la cifra richiesta veniva consegnata direttamente all’autista, mentre attualmente i pagamenti avvengono con carta direttamente dal sito, previo scambio di messaggi per il luogo dell’appuntamento e di arrivo. Il servizio oltre a far risparmiare permette di conoscere persone nuove e di farsi una chiacchierata durante il tragitto. L’affidabilità dei guidatori è testata tramite i feedback che ricevono dalle stesse persone trasportate. In Italia è sicuramente uno dei servizi di sharing economy più utilizzati.
Car2go : nato in Germania nel 2008 e attivo in alcune città italiane (Firenze, Roma, Milano, Prato, Roma e Torino) il servizio in pratica consiste nel far trovare tramite app delle auto Smart disseminate per la città e poterle noleggiare o riservarle in tempo reale tramite pagamento elettronico. Per accedere al servizio bisogna registrarsi, attualmente è presente in 8 paesi e 23 città con un parco auto di circa 8000 veicoli. La tariffazione è a minuti.
Enjoy : società italiana del gruppo Eni, è stata fondata nel 2013 attiva in cinque città: Firenze, Roma, Milano, Torino e Catania e si tratta di un servizio di car sharing rivolto alla mobilità urbana. Con l’ausilio di una app apposita è possibile rintracciare in giro per le città delle Fiat 500 (rosse) e degli scooter Piaggio Mp3. Il noleggio è tramite carta e permette di noleggiarle all’istante. La tariffazione è al minuto ma esistono anche tariffe giornaliere.
Uber : è una società nata nel 2009 a San Francisco (Usa) con la sua app permette di mettere in contatto, in quasi tutte le città del mondo, passeggeri e autisti. Il servizio da modo di essere rintracciati facilmente e di essere portati nei luoghi desiderati. Note in vari paesi le accese polemiche con i taxisti che accusano Uber di concorrenza sleale.
Bike sharing: tra i servizi più interessanti, dal nostro punto di vista, sono oramai diverse le città che hanno introdotto questa tipologia di servizio:
Abitazioni e stanze
Couch Surfing : acronimo di fare surf sui divani, in realtà è un ottimo servizio (nato negli Usa nel 2003) di scambio basato su qualcosa di raro in questa epoca: la fiducia. Gli utenti possono mettere a disposizione del viaggiatore un letto, un divano o semplicemente offrirsi di incontrarli per mostrargli oltre le bellezze del posto dove vivono, la loro cultura facendo sentire la persona non un semplice turista ma un ospite vero e proprio, tutto gratis naturalmente. Di contro il viaggiatore deve rendersi recettivo nei confronti di chi lo ospita e in qualche modo ricambiare cucinando o comprando qualcosa o offrendo ospitalità reciproca. Niente, tranne l’educazione e il rispetto, è obbligatorio a priori. L’affidabilità delle persone si acquisisce con il tempo tramite feedback.
Airbnb : si tratta di un servizio che permette di mettere a disposizione un appartamento o una camera per affitti di breve periodo. Il portale nato negli Usa nel 2007 sta spopolando in Europa mettendo in crisi una parte del sistema di ospitalità classico. Permette sicuramente di risparmiare e talvolta di entrare in contatto con le persone del posto che in taluni casi si rivelano ottime guide o diventano buoni amici. Il sistema di valutazioni permette di capire se sia chi ospita sia chi chiede ospitalità è affidabile e rispetta determinati standard di pulizie. Il servizio come accennato sta scatenando diversi dibattiti, sia le zone d’ombra a livello fiscale sia per l’accusa di concorrenza sleale nei confronti delle classiche strutture ricettive. In alcune città si è cercato di intervenire per arginare il fenomeno o quantomeno regolamentarlo.
Scambio casa (Love Home Swap) : sito dedicato a chi vuole fare un viaggio scambiando l’abitazione con altre persone che fanno una vacanza nella direzione opposta.
Cibo
Gnammo : è il sito più famoso in Italia di home restaurant dove un privato può organizzare cene nella propria abitazione, offrendo un menù specifico e mettendo alla prova le proprie doti di cuoco. In un paese come l’Italia dove sono spesso le mamme le autentiche custodi della nostra cucina fa sì che in queste cene possano venir fuori ottime sorprese per il palato. Funziona che il privato mette l’annuncio con il giorno, il menù e il costo e le persone prenotano pagando con carta e presentandosi all’appuntamento all’indirizzo indicato. E’ senz’altro un ottimo modo per riscoprire le nostre tradizioni casalinghe, conoscere nuove persone e sperimentare cibi tipici o innovativi. L’improvvisazione o meno del cuoco è testata come sempre dai feedback della community, che come abbiamo detto riveste un ruolo centrale nella sharing economy, così come la puntualità e la pulizia elementi di valutazione molto importanti.
Conclusioni: i rischi della sharing economy
Il giudizio sulla sharing economy in Italia, come in tutto l’occidente, è controverso. Se da un lato le potenzialità sono enormi (come la diffusione in tantissimi settori anche dell’economia tradizionale) dall’altro ci sono al momento diverse perplessità legate principalmente ad un abbassamento dei costi che possono portare ad una precarizzazione del mercato del lavoro ed a una trasformazione in “lavoretti mal pagati” di alcune professioni. Anche a livello fiscale i pericoli di un’economia sommersa e non chiarissima costituiscono senz’altro una problematica oggettiva specie in un paese come il nostro in cui il sommerso costituisce una parte consistente dell’economia e del PIL. Anche il sistema delle recensioni può presentare dei rischi dovuti alla trasparenza nei e dei giudizi della community.
E tu? Utilizzi questi servizi di sharing economy? Cosa ne pensi? Se vuoi dirci la tua contattaci: info@naturalmania.it
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